Nuove disposizioni Covid scuola: i veri motivi che hanno portato alla marcia indietro
Le nuove disposizioni covid scuola costituiscono di fatto una sconfitta nella lotta alla pandemia, perchè costringono a un passa indietro che nei fatti, ma anche a livello psicologico, impatta molto sulla speranza di un ritorno alla normalità che doveva passare, anche e soprattutto, dalla ripresa della normalità scolastica.
Un dietrofront a tempo di record
L’aumento dei casi, controllato ma progressivo, e le incertezze sulla variante Omicron, sulla quale non si sa ancora abbastanza, ha portato il governo a decidere che in caso di anche un solo alunno positivo tutta la classe sarà costretta ad andare in quarantena.
La parola d’ordine è dunque prudenza: la curva dei contagi non accenna a diminuire, e il Governo sa che la scuola e la fascia di età scolastica è proprio quella che sta facendo registrare il maggior numero di casi. Non solo: ci sono anche molte difficoltà a gestire l’attività di tracciamento. Addio dunque al sistema di “sorveglianza con testing”, con il quale si doveva procedere ad effettuare tamponi per tutta la classe, con preventivo isolamento per i soli contatti stretti. Una misura che ha avuto vita molto breve, considerato che era stata introdotta nemmeno un mese fa.
Si trona dunque all’isolamento della classe anche in caso di un solo contagiato. “Quella che è stata presa è una misura assolutamente prudenziale. Ci viene segnalato un aumento dei contagi di tutta la popolazione, vogliamo tenere in assoluta sicurezza la scuola e quindi abbiamo preso una cautela”, ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Numeri impietosi
Il motivo che ha spinto a questo dietrofront è il dato puramente statistico: “Ultimamente si sta assistendo a un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2, anche in età scolare, con una incidenza settimanale ancora in crescita e pari a 125 per 100mila abitanti tra il 19 e il 25 novembre: valore ben lontano dal quello ottimale di 50 per 100.000, utile per un corretto tracciamento dei casi”.
A chi fa notare che questa marcia indietro evidenzia un chiaro errore di valutazione, il Governo spiega che le decisioni di inizio novembre erano state prese “con riferimento alla situazione epidemiologica esistente, da rivalutare in caso di aumento della circolazione virale o di altra rilevante modifica incidente sulla stessa emergenza epidemiologica”.
Controlli tempestivi impossibili
Per questo “si ritiene opportuno sospendere – provvisoriamente – il programma di “sorveglianza con testing” e considerare “la quarantena per tutti i soggetti contatto stretto di una classe/gruppo dove si è verificato anche un singolo caso tra gli studenti e/o personale scolastico”, continua la circolare che aggiorna le linee guida.
Se le autorità sanitarie sono “impossibilitate a intervenire tempestivamente”, il “dirigente scolastico venuto a conoscenza di un caso confermato nella propria scuola è da considerarsi autorizzato, in via eccezionale ed urgente, a disporre la didattica a distanza nell’immediatezza per l’intero gruppo classe” ferme restando le valutazioni della Asl “in ordine all’individuazione dei soggetti (da considerare “contatti stretti” a seguito di indagine epidemiologica) da sottoporre formalmente alla misura della quarantena”.
Sindacati facili profeti
Una situazione che presta il fianco a facili critiche da parte dei sindacati, che avevano sottolineato il rischio di un ritorno in classe vista l’impossibilità di garantire il distanziamento minimo in virtù del sovraffollamento delle stesse. E che di fatto da ragione a chi sosteneva che il Green Pass scuola prima, e l’obbligo vaccinale per il personale scolastico poi, si sarebbero rivelate misure insufficienti o addirittura inutili se non accompagnate dallo sdoppiamento delle classi.