Precari scuola: che fine ha fatto la fase transitoria con assunzione per titoli e servizio
Ufficializzato il concorso ordinario infanzia e primaria, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi può concentrarsi sulla vera sfida lanciata dal Governo e in particolare dal Miur, di cui il ministro si sta facendo portavoce da diversi mesi: riformare dalle fondamenta il sistema di reclutamento docenti, rivedendo una serie di concetti chiave che non rappresentano più il modo corretto di accedere alla professione.
Incontro il 30 novembre
Il 30 novembre in questo senso sarà una giornata chiave perchè il ministro Bianchi discuterà insieme alla Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, alla Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, e alla Ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, le prime misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) relative al settore Istruzione. Il tema dell’abilitazione all’insegnamento sarà centrale.
La sfida è riuscire a gettare le basi per la riforma entro fine anno, in modo poi da farla entrare in vigore a pieno regime a partire dai primi mesi del 2022, anno di vera e propria svolta, nelle intenzioni del ministero, per quel che riguarda il reclutamento dei docenti. Abolizione dei 24 Cfu, concorsi semplificati e procedure da attuare annualmente sono i capisaldi attorno ai quali ruota tutta la riforma.
Serviranno i 60 crediti
Come cambierà allora il modo di diventare insegnanti a partire dal prossimo anno? Presupposto fondamentale sarà l’acquisizione di 60 crediti universitari nel settore pedagogico, di cui 24 da ottenere mediante tirocinio. Il ministro Bianchi vuole che si siedano in cattedra professori che sanno già cosa vuol dire stare davanti a una classe di alunni.
L’abilitazione con i 60 crediti consentirà di accedere ad un concorso ancor più semplificato rispetto a quello, ad esempio, ordinario in arrivo a dicembre. Oltre alla prova preselettiva che scompare, si pensa a una sola prova scritta con quesiti a risposta chiusa.
Dopo l’anno di formazione e prova, ci sarà una valutazione finale che costituirà l’ultimo step prima di accedere all’immissione in ruolo.
Docenti precari in attesa di risposte
Sullo sfondo si agitano le preoccupazioni dei docenti precari. Forze politiche e sindacati non dimenticano il tema e pressano il Miur affinchè questa riforma del reclutamento non costituisca un ennesimo rinvio della risoluzione del tema dei docenti precari.
Si è parlato della fase transitoria per i precari, caratterizzata da un’assunzione per titoli e servizio dei docenti con almeno tre anni di esperienza. Ma è un argomento che non ha avuto alcun seguito concreto, e questo preoccupa non poco l’esercito di supplenti che dovrebbero costituire una minoranza e che invece di fatto reggono la scuola, soprattutto ai tempi della pandemia.
La riforma, se vorrà definirsi completa, dovrà necessariamente passare dalla risoluzione della situazione in cui vertono i migliaia gli insegnanti che ogni anno lavorano con contratto a tempo determinato e che non intravedono uno spiraglio per ottenere l’abilitazione a causa dell’assenza di percorsi abilitanti ad hoc. La scorsa estate si è assistito all’assunzione straordinaria con immissione in ruolo dei docenti da Gps di prima fascia, gli abilitati. Un insuccesso, di fatto, in virtù dei pochi docenti abilitati presenti in graduatoria.