Scuola

Sciopero 10 dicembre 2021 scuola: obbligo vaccinale causa scatenante

Le ultime decisioni del Governo sul tema obbligo vaccinale docenti e ata e soprattutto le ultime “non” decisioni circa l’organico covid, l’aumento stipendi e il rinnovo contratto porteranno a un dicembre particolarmente caldo con lo sciopero del 10 dicembre della scuola proclamato da Anief.

Non basta il concorso ordinario

Non basta l’annuncio del concorso ordinario infanzia e primaria, che si svolgerà la settimana prima di Natale, a stemperare gli animi. I sindacati sono pronti a una giornata di sciopero che riguarderà tutti i dipendenti della scuola.

Lo sciopero è stato proclamato per venerdì 10 dicembre. Lezioni a rischio quel giorno, se il personale scolastico seguirà le indicazioni de sindacato di astenersi dallo svolgere attività lavorativa. Lo sciopero è rivolto a tutto il personale – docente, Ata ed educativo, a tempo indeterminato e a tempo determinato – in servizio nelle istituzioni scolastiche ed educative del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia, oltre che dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, di quelli regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore.

Trattativa con il Governo

Come detto sono molteplici le motivazioni di questo sciopero, che giunge alla fine di mesi difficili in cui i sindacati hanno provato a intavolare una trattativa con il Governo che però non ha portato i risultati sperati. In generale, è il mancato rilancio della scuola a deludere i sindacati. Volontà non emersa dall’ultima Legge di Bilancio 2022 e dalla Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanze 2021. C’era un “Patto per la Scuola al centro del Paese” che andava rispettato, firmato lo scorso maggio dal ministro dell’istruzione e dalle Confederazioni sindacali. Un patto che elencava una serie di punti e di misure urgenti da adottare, sulle quali però al momento il Governo non è intervenuto o è intervenuto in maniera insufficiente.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’introduzione dell’obbligo vaccinale Covid-19 per il personale scolastico, a partire dal prossimo 15 dicembre. I sindacati erano già sul piede di guerra da quando era stato introdotto il Green Pass scuola. Questo ulteriore innalzamento degli obblighi nei confronti del personale scolastico, che in assenza di vaccinazione dovrà rinunciare a lavoro e stipendio, ha portato a proclamare d’urgenza lo sciopero per il 10 dicembre.

Le altre motivazioni

Non è solo l’obbligo vaccinale in sè a mobilitare i sindacati, quanto la disparità di trattamento nei confronti del personale scolastico rispetto a quello sanitario, che in caso di mancata vaccinazione ha la possibilità di essere spostato ad altra mansione. Per il personale scolastico invece c’è la sospensione e il mancato pagamento degli stipendi.

Il presidente Anief Marcello Pacifico spiega come il personale scolastico non può contare nemmeno sulla “possibilità, prevista ad esempio per il personale sanitario” di poter adibire i lavoratori della scuola non vaccinati “ad altro compito o mansione, configurando in tal modo una palese discriminazione nei confronti del personale scolastico da valutare anche sotto il profilo della legittimità costituzionale”. Una disposizione che stona ancora di più per via della “assenza di provvedimenti atti a una significativa riduzione del numero di alunni per classe”, non consentendo quindi “di garantire lezioni in sicurezza, attraverso il rispetto di un congruo distanziamento tra alunni e docenti, e non” soddisfano “le esigenze di una didattica realmente inclusiva, efficace e di qualità”.

Poche risorse per la scuola

Pacifico ricorda anche che “il mancato stanziamento di risorse in misura sufficiente, con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto Istruzione e Ricerca, non garantisce aumenti stipendiali che consentano il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni del personale scolastico, eroso negli ultimi 12 anni dall’aumento del tasso di inflazione. Allo stesso tempo, impedisce la possibilità di introdurre ulteriori e necessarie tutele salariali come, ad esempio, un’indennità di rischio COVID-19 per il personale scolastico che lavora in presenza, sulla scorta di quanto già deciso per altre categorie di lavoratori dopo l’inizio della pandemia”.

Il sindacalista, inoltre, ritiene “inaccettabile l’aumento di appena 240 milioni del Fondo unico nazionale per la valorizzazione del personale docente, previsto dalla bozza della Legge di Bilancio 2022, che rappresenta un intervento del tutto inadeguato nella misura – peraltro ridotta di 20 milioni rispetto alla formulazione iniziale, che si pensa di destinare alle retribuzioni dei dirigenti scolastici – e nella platea, considerato che il personale Ata sarebbe escluso dall’accesso a tali risorse”.

In attesa della proroga per l’Organico Covid

Ma ci sono anche altri motivi alla base dello sciopero del 10 dicembre. Uno di questi è la mancata trasformazione dell’organico aggiuntivo cosiddetto “Covid” del personale docente e Ata in organico di diritto. Il tutto in attesa delle proroga dei contratti Covid Ata, annunciati ma al momento non ancora finanziati e ufficializzati, al contrario di quanto avvenuto per i docenti.

C’è dell’altro. Si attende ancora l’introduzione di una deroga ai vincoli di permanenza per il personale docente assunto a tempo indeterminato dal 1° settembre 2020, che non può “chiedere assegnazione provvisoria o utilizzazione, con grave danno alle esigenze di ricongiungimento familiare per chi è stato assunto in province o regioni lontane da quella di residenza. C’è anche delusione per è la mancata volontà di “stabilizzare, nel rispetto della normativa europea, con particolare riferimento alla Direttiva del Consiglio dell’Unione Europea 28 Giugno 1999/70/CE e alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 26/11/2014 nelle cause riunite C-22/13, C-61/13, C-62/13, C-63/13, C-418/13, tutti i precari della scuola che hanno prestato servizio con contratti a tempo determinato per almeno tre anni – anche non consecutivi – su posti vacanti e disponibili, superando definitivamente la stagione dei concorsi straordinari e rilanciando il doppio canale di reclutamento in modo permanente ed esteso anche alla seconda fascia delle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) di cui all’O.M. 60/2020, senza il ricorso allo strumento dell’invarianza finanziaria, che blocca lo stipendio dei neoassunti al livello minimo per diversi anni”.

Diplomati magistrali dimenticati

Senza dimenticare “la mancata conferma nei ruoli dei diplomati magistrale assunti in virtù di provvedimenti giudiziari e il mancato reintegro di quelli che hanno già subito la rescissione del contratto a tempo indeterminato, che ha creato e continua a creare un gravissimo danno al personale interessato e, soprattutto, agli studenti e al loro diritto alla continuità didattica”.

“Ci opponiamo. Questo provvedimento è vessatorio e inutile per il personale della scuola– sottolinea su Facebook Pacifico -. A scuola gli studenti continuano a entrare senza tampone e senza vaccino. La Campania sta valutando di entrare l’8 dicembre in dad: cosa succederà? Che i colleghi delle superiori della Campania non si faranno la vaccinazione obbligatoria mentre tutti gli altri sì?”. Stesso discorso per le “990 classi in quarantena a Milano – aggiunge -, e perché l’obbligo non è stato esteso al personale universitario? Allora c’è qualcosa che non funziona.

Troppe scelte sbagliate

Il governo ha fatto una scelta sbagliata, illegittima e da contestare. Abbiamo proclamato lo sciopero del 10 dicembre. E’ vero che è lo stesso giorno dello sciopero degli altri sindacati contro la legge di bilancio. Non si può scioperare quando si vuole, avremmo dovuto spostare lo sciopero di altri 10 giorni, cioè a Natale, e non aveva senso”.

Scioperiamo contro l’obbligo della vaccinazione e contro le mancate risorse e risposte nella legge di bilancio. Lo sciopero è uno strumento di protesta per far capire quanto sarebbe importante un’astensione dei lavoratori contro le scelte del governo”.