Scuola

Concorso scuola 2022: rivoluzione, prova preselettiva con test a risposta chiusa

La riforma dell’abilitazione all’insegnamento è un punto segnato con un bel circoletto rosso sull’agenda del Ministro Bianchi. Che sa bene come nonostante per il Governo Draghi questa rappresenti una priorità assoluta, non è il momento di stravolgere una serie di criteri che si legano a doppio filo con i concorsi scuola ordinari e straordinari che è necessario bandire, anzi ribandire entro la fine dell’anno.

Addio ai 24 cfu come unico requisito

E così mentre nulla cambia per il momento, proprio in virtù della necessità di congelare una serie di requisiti già acquisiti che impedirebbero di bandire i concorsi in tempi brevi, dietro le quinte si lavora già a una mini rivoluzione che dovrebbe da un alto agevolare l’accesso alla professione, dall’altro renderla ancora più specializzata e di qualità.

Molto è ancora da definire e da stabilire, ma alcuni punti fermi già sono chiari nella mente del ministro dell’Istruzione. Uno dei primi elementi che dovranno essere chiariti riguarda i 24 Cfu. Tra mille polemiche, il ministro sta già cercando di far abituare all’idea gli aspiranti insegnanti, con buona pace di coloro i quali hanno speso tempo e danaro per mettersi in regola con quello che era considerato fino a poco tempo fa un requisito imprescindibile. Ma che, secondo il ministro, non rappresentano il modello ideale per reclutare docenti.

Priorità alle competenze

Di fatto i 24 cfu non spariranno, ma non saranno più l’unico requisito, insieme alla laurea magistrale, per accedere al concorso o iscriversi in graduatoria: i 24 CFU/CFA in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche dovevano essere una norma transitoria in attesa di una strutturata. Che non è mai arrivata, ma che potrebbe arrivare adesso: “Per quanto concerne la scuola primaria preciso che c’è già una laurea abilitante, ma in generale per il reclutamento stiamo lavorando puntando molto sulle competenze, che poi sono quelle pedagogiche della professione insegnante. Ciò significa selezione basata, non solo su competenze strettamente disciplinari, ma anche su competenze provenienti dal tirocinio”, ha detto recentemente Bianchi.

In vista ci sono, come requisiti per i prossimi aspiranti insegnanti, i Cfu nelle materie pedagogiche. Inoltre, la formazione iniziale dovrà essere definita in intesa con l’università. I prossimi concorsi poi, che si svolgeranno con cadenza annuale, dovrebbero basarsi su prova preselettiva con test a risposta chiusa. Seguiti da tirocinio con tutor con attività in classe, oltre al concorso annuale.

Recuperare il deficit di insegnanti

Lo scopo è bandire concorsi regolarmente per dire addio alla supplentite e alla carenza di docenti: bisognerà dunque colmare il gap attuale, assicurare ricambio per i prossimi pensionamenti e prevedere organico aggiuntivo per ridurre il numero di alunni per classe, sdoppiandole in modo da eliminare le cosiddette ‘classi pollaio’.

C’è poi il discorso legato ai percorsi abilitanti per far acquisire l’abilitazione e che risolverebbe molti dei problemi dei precari. Oltre al reclutamento ordinario servirà una formula di assunzioni da graduatorie in modo che l’abilitazione diventi il mezzo per l’immissione in ruolo. Assumere solo i precari abilitati dalle Gps di prima fascia non basta.

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