Economia & Fisco

Pensione anticipata ultime notizie oggi: la pazza idea di Draghi che piace a tutti

Sul tema pensioni il Governo Draghi sta investendo moltissimo in termini di tempo e credibilità. Le contrattazioni con l’opposizione non sono semplici, e soprattutto c’è da trovare una formula che riesca a coniugare interessi dei cittadini con i conti dello Stato. Sulla pensione anticipata ultime notizie oggi raccontano di un Draghi orientato ad andare incontro alle richieste dei sindacati. Con misure dunque che vadano oltre quelle previste dalla legge di bilancio, che hanno accontentato ma non troppo opposizione e parti sociali e che sono in attesa di approvazione dalle Camere.

Pazza idea di Draghi: opzione donna per tutti

La sensazione è che possano essere inseriti altri interventi, che possano consentire un anticipo pensionistico per tutti. Lo strumento per ottenere questo risultato potrebbe essere il ricalcolo dell’assegno col contributivo. Secondo quanto scrive oggi La Repubblica in altre parole, Draghi vorrebbe estendere i principi che hanno finora regolato Opzione Donna, con ottimi risultati, per tutti.

Non a caso la soluzione Opzione donna è stata rinnovata per un anno alzando l’età a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome. La conferma che si tratta di una formula che funziona e che può esser estesa anche ad altre fattispecie, se non a tutte. Una soluzione che piace perchè conferisce libertà di scelta relativamente al momento in cui andare in pensione, percependo in proporzione a quanto versato. Una soluzione positiva anche per le casse dello stato, perchè graverebbe solo come anticipo di cassa e non come spesa viva. Un sistema che consentirebbe di mettere in pari vecchie e nuove generazioni.

Le linee guida

Il principio base parte dal presupposto che l’anno prossimo l’85% dei pensionati entrerà nel sistema misto: una quota retributiva sempre più piccola maturata fino al 1995 e poi tutto contributivo.

In altre parole, si percepirà un assegno per il 65% che verrà calcolato usufruendo del metodo contributivo. Ciò comporterebbe un calcolo proporzionato ai contributi versati e non agli ultimi stipendi. Una soluzione che comporterebbe un sacrificio del ricalcolo con un taglio sempre meno invasivo.

L’Inps ha stimato che sono 297.320 i lavoratori che rientrano nel sistema retributivo al 31 dicembre 2020. La loro fascia di età va dai 57 e 67 anni e vantano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, prima della riforma Dini. Una percentuale minima, dal momento che rappresenta solo l’1,3% dei lavoratori.

Pensione anticipata a 62 anni o 41 di contributi

Draghi per andare incontro ai sindacati dovrebbe accettare la pensione anticipata a 62 anni o 41 di contributi a prescindere dall’età. Una soluzione “estrema” che piacerebbe a sindacati e lavoratori ma che comporterebbe un costo eccessivo per le casse dello Stato. Ecco perchè sembrerebbe più fattibile e prudente ipotizzare un’uscita a 64 anni di età con 20 di contributi e ricalcolo contributivo dell’assegno.

Coloro i quali rientrano nella “Quota Zero”, quindi dopo il 1996, potranno lasciare tre anni prima (oggi a 64 anni con 20 di contributi) con l’assegno tutto contributivo. Ma a una condizione: disporre di una pensione pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (cioè 1.381 euro). In caso contrario sarà necessario attendere i 67 anni vantando una pensione pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale (690 euro). Altrimenti si dovrebbero aspettare anche i 70-75 anni.

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