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Perequazione pensioni 2022: niente aumento da gennaio, ecco da quando

La perequazione pensioni 2022 è uno degli aspetti sui quali si sta maggiormente concentrando lo sforzo del Governo per garantire, a partire dal prossimo anno, assegni più consistenti che siano in linea con l’aumento del costo della vita. In ogni caso per vedere sull’assegno l’aumento bisognerà attendere marzo-aprile. A gennaio niente aumento.

Sfida da non perdere per il Governo

Rivalutare i trattamenti pensionistici nel 2022 è non solo una sfida di credibilità da parte del Governo, ma anche un segnale importante che si tramuterebbe in un aiuto concreto, mensile, per tutti coloro i quali fanno dell’assegno pensionistico un punto di riferimento fondamentale, e non sempre sufficiente, per poter far fronte alle proprie esigenze.

Dalla perequazione delle pensioni per il 2022 non si potrà prescindere. L’aumento dovrebbe scattare dal 1 gennaio 2022, quando entrerà in vigore l’adeguamento pieno degli assegni all’inflazione. Solo così sarà possibile scongiurare la perdita di potere d’acquisto dei pensionati.

Il Governo sta cercando di limare i dettagli, ma è ormai certo che si partirà da una base per la rivalutazione delle pensioni di 22,8 milioni di assegni. Il costo per lo Stato si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi. Tanto servirebbe per fare fronte a un tasso del costo della vita nel 2021 pari a 1,5%.

Quali assegni aumenteranno

La perequazione interesserà tutte le pensioni: di vecchiaia, anticipata e quelle di reversibilità destinate ai superstiti. Le ultime percentuali parlano di un dato di agosto al +2,1% aumentato rispetto ai primi mesi dell’anno quando era tra +0,2 e +0,7. Il blocco delle perequazioni nel 2021 è stato deciso in virtù dell’inflazione prevista come negativa per il 2020. Ora è in risalita, con un tasso del costo della vita intorno al 1,5%.

Ma di quanto aumenteranno gli assegni? Se si useranno gli “scaglioni Prodi” si va dai 126 euro medi in più all’anno per le pensioni fino a 1.500 euro lordi al mese. Ma si può arrivare fino a 1.027 euro medi in più per gli assegni più alti. Se Draghi invece dovesse decidere di adottare il metodo Conte del 2019, gli aumenti andrebbero da 126 a 484 euro annui. Dieci anni fa il governo Monti aveva deciso di bloccare le rivalutazioni anche delle pensioni per così dire più basse (3 volte il minimo Inps), e ciò aveva generato una serie di questioni di incostituzionalità.

Esclusione blocco per le pensioni minime

A fine anno non sarà più in vigore l’attuale sistema di perequazione degli assegni previdenziali. Dovrebbero restare escluse dal blocco le pensioni minime, rischiano di più le rivalutazioni piene, con blocco delle perequazioni per gli assegni alti. Dal primo gennaio 2022 entrano in vigore i tre “scaglioni Prodi”, che certo farebbero comodo ai pensionati. Se Draghi lascia le 6 fasce, deve reperire 3,9 miliardi. Con gli scaglioni Prodi serve mezzo miliardo in più.

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