Scuola

Abilitazione insegnamento: addio 24 cfu e percorsi abilitanti

La riforma della scuola prende forma, sotto traccia, per rivoluzionare un sistema di abilitazione alla professione docente che evidentemente ha mostrato numerosi limiti negli ultimi anni, causando cattedre scoperte, supplentite e scarsa qualità dell’apprendimento medio degli studenti italiani.

Addio ai 24 Cfu

La riforma scuola è ancora da mettere nero su bianco, ma il Ministero ha già chiari alcuni punti fermi, e di alcuni di questi ha già parlato in diverse circostanze. Una delle principali novità sarà costituita dall’addio ai 24 Cfu, che non rappresenteranno più un requisito unico, insieme alla laurea magistrale, per accedere al concorso o iscriversi in graduatoria.

D’altra parte la natura transitoria dei 24 CFU/CFA in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche era stata dichiarata fin dall’inizio. Poi con il ritardo che c’è stato nel provvedere a una norma più strutturata che ne prendesse il posto, sono diventati colonna portante e punto di riferimento per chi vuole accedere alla professione. E così adesso la notizia che potrebbero perdere il loro valore destabilizza coloro i quali li hanno conseguito, a costo di denaro e fatica, per accedere al concorso ordinario insieme alla laurea magistrale.

Puntare sulle competenze

Bianchi in questo senso è stato chiaro: “Per quanto concerne la scuola primaria preciso che c’è già una laurea abilitante, ma in generale per il reclutamento stiamo lavorando puntando molto sulle competenze, che poi sono quelle pedagogiche della professione insegnante. Ciò significa selezione basata, non solo su competenze strettamente disciplinari, ma anche su competenze provenienti dal tirocinio”. Probabile che in futuro gli aspiranti insegnanti debbano avere nel curriculum degli studi universitari anche Cfu nelle materie pedagogiche, per poi concordare con l’università la formazione iniziale.

Percorsi abilitanti

Il Governo ha anche annunciato di voler bandire concorsi annuali, almeno fino a quando ci sarà da colmare un deficit di cattedre scoperte, eredità degli ultimi anni: il nuovo sistema che porterà i nuovi laureati all’assunzione a tempo indeterminato, potrebbe basarsi su una prova preselettiva con test a risposta chiusa, seguita da un tirocinio con tutor da espletare con attività in classe. Poi il concorso annuale.

Non è da escludere qualche novità per quel che concerne i percorsi abilitanti per acquisire l’abilitazione. Una novità molto attesa dai precari, nel caso in cui parallelamente al reclutamento ordinario dovesse essere istituita una formula di assunzioni da graduatorie. In questo senso il Ministro Bianchi sta valutando la possibilità di attivare percorsi di formazione abilitante per risolvere il problema del precariato.

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