Scuola

Precari scuola: la soluzione arriva dal doppio canale di reclutamento

In attesa delle riforme del Governo Draghi sul reclutamento scolastico e soprattutto dei bandi per i concorsi scuola fermi da più di un anno, si registrano ancora numeri impietosi per quel che riguarda il precariato docenti in Italia. Alla fine delle immissioni in ruolo, pur a tempo di record da parte del Ministero dell’Istruzione retto da Bianchi, che ha sottolineato più volte con orgoglio i risultati raggiunti, si registrano ancora qualcosa come 160 mila supplenze annuali. Il tutto nonostante negli ultimi anni si sia assistito a sei procedure diverse per l’immissione in ruolo degli insegnanti.

Un problema che si rinnova

Il tutto è ben noto all’attuale Governo, così come era ben noto a quelli che lo hanno preceduto, fosse solo in virtù della procedura di infrazione pendente in Europa sull’abuso dei contratti a termine nella scuola.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è arrivato il momento di tornare al doppio canale di reclutamento, con l’utilizzo delle attuali graduatorie delle supplenze a regime per coprire le assunzioni in ruolo su tutti i posti vacanti senza titolare, con la parità di trattamento e una specifica indennità previsti nel contratto di lavoro di categoria.

Procedure concorsuali non bastano

Il sindacato sottolinea come negli ultimi anni la scelta di puntare sulle procedure concorsuali, ordinarie e non, abbinata al reclutamento con “paletti”, abbia confermato tutti i suoi limiti. Gli ultimi Governi hanno bandito un concorso ordinario, nel 2016, poi un concorso straordinario per la secondaria, poi anche per la primaria e altri ancora, uno di recente semplificato Stem, con assunzioni e reclutamento l’anno scorso da call veloce e quest’anno solo da prima fascia Gps. Non è stata una politica che ha portato a risultati soddisfacenti, se si considera che le immissioni in ruolo si realizzano al massimo sulla metà dei posti. La supplentite la continua a fare da padrona, con un docente ogni cinque-sei precari. E nel frattempo i supplenti continuano a essere discriminati, pur svolgendo lo stesso lavoro degli insegnanti a tempo indeterminato.

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Stipendi non corrisposti

Il problema principale resta quello dei precari, secondo Anief: i supplenti al 31 agosto per le ferie non godute e per gli scatti di anzianità; quelli con contratti fino al 30 giugno anche per il mancato pagamento delle mensilità estive; e i precari che stipulano contratti di breve durata o su organico Covid senza neanche la retribuzione professionale docenti. Per far valere tutti questi diritti, negati da un’amministrazione sorda, occorre rivolgersi al tribunale: perché sono riconosciuti dai giudici, incluso lo specifico risarcimento per chi ha svolto più di tre anni di servizio. Per non parlare dell’attuale ricostruzione di carriera, da realizzare dopo l’immissione in ruolo e l’anno di prova, censurata laddove riconosce per intero soltanto i primi quattro anni di precariato. E che dire dei neo-assunti il cui stipendio rimane fermo fino al nono anno di servizio.