Scuola

Immissione supplenti in ruolo: si riprende con 200mila supplenze

I numeri snocciolati dal ministro dell’Istruzione a pochi giorni dall’avvio dell’ano scolastico raccontano una parte della realtà che descrive il mondo della scuola. Il ministero è soddisfatto di aver anticipato l’entrata in ruolo con 60mila immissioni, l’anno scorso erano 19mila. Ma i sindacati, pur non negando questi numero, ci tengono a sottolineare come ci sia un’altra verità non raccontata, e che è caratterizzata da una forte connotazione di precarietà

Decine di migliaia di supplenti

Le decine di migliaia di supplenti impiegati annualmente, titolati, formati sul campo, rappresentano la negazione delle richieste dell’Unione europea che ha impegnato i paesi membri a trovare delle soluzioni sull’abuso di precariato. I tanti precari con 24-36 mesi di servizio svolto, ancora in attesa di una cattedra, sono ancora in attesa di risposta. Così come i quasi 90mila posti in deroga su sostegno.

Soddisfazione a metà

Su immissioni in ruolo e supplenze, il ministro Patrizio Bianchi è soddisfatto di quanto è stato fatto: “Quest’anno non c’è stato il balletto delle supplenze. Abbiamo fatto un’operazione importantissima. Usualmente i professori entravano di ruolo il primo settembre e poi si verificava chi mancava e fra ottobre e novembre si riempivano i buchi. Noi abbiamo fatto la copertura di tutto l’organico, 112mila posizioni che si aggiungono, le cosiddette cattedre vacanti, quelle vuote. Ci sono 880mila insegnanti nella scuola di Stato in Italia. A cui si aggiungono quelli delle scuole paritarie e altre 300mila persone del personale tecnico amministrativo”. Infine, ha detto il ministro, “ci sono poi le supplenze corte che dipendono dal preside”.

Via ai concorsi scuola

Ma dall’altra parte ci sono le 200mila supplenze che raccontano di un organico docente nel mondo della scuola italiana insufficiente. L’ennesima prova viene dal fatto che erano state autorizzate quasi 113mila immissioni in ruolo, ma ne sono state realizzate solo la metà, mentre nel frattempo si annunciano concorsi per il reclutamento da bandire entro fine anno (mancano solo tre mesi e mezzo però alla conclusione del 2021 e di date e certezze nemmeno l’ombra) e da ripetere con cadenza annuale. Che però immetteranno in cattedra nuovi docenti, lasciando i precari nella stessa situazione in cui si trovano attualmente.