Scuola

Diplomati magistrale in GAE: il parere dell’avvocato Michele Bonetti




Torniamo a parlare dei candidati in possesso del diploma magistrale abilitante. Questa volta però ne discutiamo in un’intervista con l’avvocato Michele Bonetti.

Le ultime decisioni del Tar si sono espresse in modo favorevole per l’inserimento immediato dei candidati all’interno delle graduatorie ad esaurimento. Quali sono gli ultimi aggiornamenti in merito?

Il TAR si è ormai uniformato alla Plenaria n. 1/2016 del Consiglio di Stato che ha confermato l’orientamento di inserire con riserva i diplomati magistrali nelle GAE. La battaglia dunque continua nell’esecuzione di questi provvedimenti, considerando che ogni Ufficio Scolastico provvede in maniera diversa, aumentando la discriminazione già prodotta dai decreti ministeriali. Ora i prossimi passi decisivi saranno il merito al Consiglio di Stato dinanzi all’Adunanza Plenaria e il regolamento di giurisdizione previsto dinanzi alle Sezioni Unite.

Con l’ADIDA e il MIDA il nostro Studio legale interverrà in sede di Adunanza Plenaria che ha già disposto un’istruttoria su quanti siano i diplomati magistrali. Al cospetto delle Sezioni Unite si discuterà invece se competente a decidere sia la Giustizia amministrativa o quella Ordinaria e nel caso in cui l’ago della bilancia penda verso quest’ultima ipotesi secondo il Ministero l’effetto potrebbe essere travolgente.

Io invece ritengo che la giurisdizione sia quella amministrativa e non penso che anche nel caso di esito negativo di detto procedimento, da noi non patrocinato, debba avere effetti sullo svolgimento della riserva. Infatti abbiamo già adito le Sezioni Unite per un regolamento di giurisdizione dei diplomati magistrali e la Suprema Corte ha chiarito come il discrimine tra una giurisdizione e l’altra dipenda dall’impostazione del ricorso ovvero, in poche parole, dall’impugnazione del decreto ministeriale e dei criteri sottesi o dall’impugnazione delle graduatorie.

E’ preoccupato dai possibili ritardi o dalle inesatte esecuzioni di questi provvedimenti? Secondo Lei cosa rappresentano?



Preoccupa l’esecuzione di questi provvedimenti. Punteggi spesso errati, ritardi strumentali da parte di vari USP che determineranno costose ottemperanze; tutte eccezioni dilatorie e strumentali dirette a svuotare i provvedimenti dell’autorità giudiziaria della loro efficacia. Dispiace che dal punto di vista politico non vi sia stata la volontà da parte di nessuna struttura di mettere fine a questa situazioni di incertezza che determina un “ricorsificio” che svilisce la protesta dello stesso movimento dei precari.

Tutti noi dovremmo fermarci a riflettere se gli obiettivi che varie strutture di ispirazione sindacale si erano un tempo prefissate, siano oggi realizzati e realizzabili. Pubblicità dei ricorsi sulle maggiori testate del settore che sponsorizzano azioni legali a pagamento, organizzazioni sindacali che da un lato inoltrano ricorsi contro il sistema e dall’altro organizzano corsi e scuole a pagamento generate dalle stesse normative che contestano.

Bisogna interrompere questi circoli viziosi, intervenire alla radice della questione risolvendola e passare alla risoluzione di altre problematiche della categoria e di altre categorie; diversamente operando il rischio è di implodere su se stessi. L’unica soluzione per uscire da questo empasse è l’unione, la definitiva sepoltura dell’ascia che porta ancora oggi contrapposizioni sterili tra le parti sociali e anche tra gli stessi insegnanti.

Molti nostri utenti, diplomati magistrali post 2001, ritengono che sia ingiusta la decisione di rendere il loro titolo non abilitante. Ci sono ricorsi attivi sotto questo punto di vista? Come vi state muovendo?

Ritengo che i ricorsi per i diplomati magistrali dopo il 2001 abbiano, allo stato, fondamento più etico che giuridico. Il riconoscimento del valore abilitante trova il suo fondamento normativo in atti formali, anche ministeriali, ma non per i titoli successivi al 2001; pertanto, allo stato, non ritengo opportuno proporre una class action, ma al limite ricorsi “pilota” collegati al servizio prestato nella scuola.

Bisogna dare atto che la campagna sul diploma magistrale nello scacchiere delle GAE ha iniziato a sgretolare questo ulteriore numero chiuso e muro delle Gae; prova ne sono gli accoglimenti per i ricorrenti SFP, TFA, PAS, ITP, per i c.d. depennati, congelati etc; primi riconoscimenti del valore di detti titoli abilitanti che possono ancora consentire l’accesso alle GAE e tramite cui molti nostri ricorrenti hanno firmato i contratti a tempo indeterminato.

Attenzione, ad oggi per le nuove categorie accolte trattasi solo di provvedimenti monocratici che potranno essere revocati in sede collegiale. Spetta ora alla Politica e ai sindacati non farsi sfuggire l’occasione di cambiare il sistema; infatti, la contemporaneità dei provvedimenti della Magistratura alle proposte dirette alla riformulazione di tutto il sistema del reclutamento e della formazione degli insegnanti con l’eliminazione dei TFA deve far riflettere. Del resto dopo un concorso fallimentare che ha lasciato posti liberi e le GAE “chiuse e precluse” ai nuovi insegnanti abilitatisi, non penso che vi sia altra scelta che l’apertura delle Graduatorie ad Esaurimento.

“La Buona Scuola” di Matteo Renzi continua a sollevare polemiche. Vorremmo conoscere il suo punto di vista.

Non amo particolarmente gli slogan, e tanto meno le riforme di facciata accompagnate da slides, dati ed informazioni inesatte. La stabilizzazione di soli alcuni dei precari, che da molti viene riconosciuta come un gran merito, non è nient’altro che una sanatoria, per giunta insufficiente, dello status quo.

Molti degli stabilizzati (i numeri sono ben diversi da quelli dichiarati) da anni già facevano parte della scuola pubblica italiana, promuovevano e bocciavano come gli altri. Ma molti altri, nonostante il loro onorato servizio per lo Stato italiano, sono rimasti esclusi. Non costava nulla inserire nel piano assunzionale gli abilitati pas, tfa, sfp, diplomati magistrali e tutti i docenti con più di tre anni di servizio così come “impone” la legge europea. Scientemente non sono state inserite le dette categorie nelle GAE favorendo gli uni al posto degli altri, continuando a dividere per governare una categoria martoriata da “buone” riforme atecniche e anche prive di una ratio politica e che favoriscono un “ricorsificio” foriero di critiche e di ulteriori disparità di trattamento.

Un’azione scientifica e distruttiva posta in essere per tutti i settori nevralgici della società civile e diretta a sgretolare lentamente gli ultimi baluardi dello Stato sociale e dell’eguaglianza, inserendo numeri chiusi e sbarramenti che conducono progressivamente alla privatizzazione senza neanche avere sempre il coraggio politico di propinarla direttamente. Il tutto è stato accompagnato da un concorsone solo per alcuni e a discapito di altri, nell’ottica di una contrapposizione e lotta all’interno della propria “classe” per una manciata di pochi posti messi a bando e che alla fine sono stati lasciati liberi e non coperti da nessuno.

L’epilogo è stato un inizio dell’anno scolastico con disfunzioni, meno insegnanti di quelli previsti, classi senza neanche il sostegno per i bambini disabili; dopo una campagna mediatica per il merito si farà fronte con i soliti precari, stavolta idonei ma non abilitati, e soprattutto meno “cari” poiché le loro retribuzioni “costano” meno.

Non è un giudizio solo sulla Buona Scuola ma una valutazione complessiva del sistema scuola e di quello che vi ruota attorno; si ha la sensazione che la volontà di “progredire” sia manifestata solo con gli slogan e sia diretta a far permanere un eterno conflitto che genera deboli e forti, contrapponendoli, continuando a dividere e escludere.

Dobbiamo avere il coraggio di cambiare radicalmente rotta e l’unico vero cambiamento possibile deve partire dal basso. Non si lotta solo nelle piazze, nelle officine o con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell’intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti.